
La città
Farmacia comunale, all'asta la quota partecipativa dell'Ente
Ma l'A.S.SO.FARM. dissente. Una missiva al sindaco Stacca da Roma
Altamura - martedì 29 gennaio 2013
18.14
L'A.S.SO.FARM. (Farmacie comunali aziende e servizi socio-farmaceutici) è una federazione che tutela gli interessi categoriali degli enti associati in sede nazionale ed internazionale. In data odierna, il presidente Venanzio Gizzi ha inviato al nostro sindaco Mario Stacca una richiesta di incontro.
Sul tavolo lancia la questione della farmacia comunale sita in via Londra e, dunque, la decisione dell'alienazione della partecipazione societaria del Comune in Faralta s.r.l.
Un orientamento che "stupisce e rammarica" Gizzi e che, già nelle prime righe della missiva, viene presentato "in controtendenza con quanto avviene ormai nel nostro Paese dove gli Enti locali individuano nella farmacia pubblica, oltre ad un riferimento economico, lo strumento per osservare e programmare da vicino le politiche sanitarie sul territorio". "La farmacia comunale - spiega Gizzi - sia pur nel rispetto della massima economicità, deve svolgere un ruolo sociale e sanitario che è proprio del modello pubblico della distribuzione del farmaco. Anche la Farmacia Comunale di Altamura dovrà offrire il proprio contributo con l'erogazione di una serie di nuovi servizi sanitari che saranno propri delle Farmacie stesse ed il Comune potrà avere ulteriore opportunità con la legislazione in itinere".
La dismissione da parte del Comune di Altamura di un patrimonio appartenente a tutta la collettività si tradurrebbe, secondo quanto afferma il presidente, nella mancanza sul territorio della giusta e sana concorrenza tra pubblico e privato che determina, lì dove è possibile, livelli qualitativi decisamente superiori rispetto ad altre situazioni dove non è presente il servizio farmaceutico comunale. Quale il risultato? "Un impoverimento generale". L'invito è ad una ulteriore riflessione e ad un incontro al fine di approfondire le ragioni del dissenso alla vendita.
Intanto, si ricorda che la quota partecipativa del 51% del Comune va all'asta a partire dal valore di mercato stabilito in 220mila euro da uno studio di consulenza milanese, la "D'Aries e associati". Per tre anni consecutivi, dopo un'analisi dei bilanci degli anni 2009, 2010 e 2011, sono state registrate perdite d'esercizio. Tempo sufficiente per considerare, secondo gli addetti ai lavori, la dismissione della partecipazione societaria da parte dell'Ente comunale. Tra l'altro la legge stabilisce che se per tre bilanci consecutivi i conti sono in rosso, le amministrazioni non possono intervenire con crediti, garanzie, aumenti o trasferimenti di capitale.
Sul tavolo lancia la questione della farmacia comunale sita in via Londra e, dunque, la decisione dell'alienazione della partecipazione societaria del Comune in Faralta s.r.l.
Un orientamento che "stupisce e rammarica" Gizzi e che, già nelle prime righe della missiva, viene presentato "in controtendenza con quanto avviene ormai nel nostro Paese dove gli Enti locali individuano nella farmacia pubblica, oltre ad un riferimento economico, lo strumento per osservare e programmare da vicino le politiche sanitarie sul territorio". "La farmacia comunale - spiega Gizzi - sia pur nel rispetto della massima economicità, deve svolgere un ruolo sociale e sanitario che è proprio del modello pubblico della distribuzione del farmaco. Anche la Farmacia Comunale di Altamura dovrà offrire il proprio contributo con l'erogazione di una serie di nuovi servizi sanitari che saranno propri delle Farmacie stesse ed il Comune potrà avere ulteriore opportunità con la legislazione in itinere".
La dismissione da parte del Comune di Altamura di un patrimonio appartenente a tutta la collettività si tradurrebbe, secondo quanto afferma il presidente, nella mancanza sul territorio della giusta e sana concorrenza tra pubblico e privato che determina, lì dove è possibile, livelli qualitativi decisamente superiori rispetto ad altre situazioni dove non è presente il servizio farmaceutico comunale. Quale il risultato? "Un impoverimento generale". L'invito è ad una ulteriore riflessione e ad un incontro al fine di approfondire le ragioni del dissenso alla vendita.
Intanto, si ricorda che la quota partecipativa del 51% del Comune va all'asta a partire dal valore di mercato stabilito in 220mila euro da uno studio di consulenza milanese, la "D'Aries e associati". Per tre anni consecutivi, dopo un'analisi dei bilanci degli anni 2009, 2010 e 2011, sono state registrate perdite d'esercizio. Tempo sufficiente per considerare, secondo gli addetti ai lavori, la dismissione della partecipazione societaria da parte dell'Ente comunale. Tra l'altro la legge stabilisce che se per tre bilanci consecutivi i conti sono in rosso, le amministrazioni non possono intervenire con crediti, garanzie, aumenti o trasferimenti di capitale.