
La città
Caso don Cassol, rinviata richiesta di patteggiamento pena
Ieri la valutazione del giudice. La famiglia della vittima costituita parte civile
Altamura - mercoledì 9 gennaio 2013
16.42
Era stata rinviata all'8 gennaio 2013 l'udienza preliminare sul caso don Francesco Cassol, il sacerdote bellunese ucciso per errore da un bracconiere nelle campagne murgiane lo scorso 22 agosto 2010.
Ieri, ad Altamura, sezione distaccata del Tribunale di Bari, è stata respinta la richiesta di patteggiamento sulla pena a un anno e un mese di reclusione presentata lo scorso 4 dicembre.
La difesa di Giovanni Ardino Converso, reo confesso dell'omicidio, in prima istanza, aveva chiesto il patteggiamento sulla pena a un anno di reclusione. Ma non trovò l'assenso del pubblico ministero (la diminuzione prevista è fino a un massimo di un terzo). Ripresentata poi, il 4 dicembre, una nuova richiesta di patteggiamento a un anno e un mese. Anche questa respinta nella valutazione del giudice.
Giovanni Ardino Converso si costituì due giorni dopo l'episodio. Aveva sparato credendo di avere nel mirino un cinghiale. Il colpo all'addome del parroco fu fatale. Per lui l'accusa è di omicidio colposo, caccia di frodo e omissione di soccorso.
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile, ugualmente l'Ente Parco che ha richiesto il riconoscimento dei danni derivanti dal pregiudizio dell'immagine del Parco per essere identificato come luogo insicuro.
Ieri, ad Altamura, sezione distaccata del Tribunale di Bari, è stata respinta la richiesta di patteggiamento sulla pena a un anno e un mese di reclusione presentata lo scorso 4 dicembre.
La difesa di Giovanni Ardino Converso, reo confesso dell'omicidio, in prima istanza, aveva chiesto il patteggiamento sulla pena a un anno di reclusione. Ma non trovò l'assenso del pubblico ministero (la diminuzione prevista è fino a un massimo di un terzo). Ripresentata poi, il 4 dicembre, una nuova richiesta di patteggiamento a un anno e un mese. Anche questa respinta nella valutazione del giudice.
Giovanni Ardino Converso si costituì due giorni dopo l'episodio. Aveva sparato credendo di avere nel mirino un cinghiale. Il colpo all'addome del parroco fu fatale. Per lui l'accusa è di omicidio colposo, caccia di frodo e omissione di soccorso.
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile, ugualmente l'Ente Parco che ha richiesto il riconoscimento dei danni derivanti dal pregiudizio dell'immagine del Parco per essere identificato come luogo insicuro.