
Religioni
Tragedia canale di Sicilia, la solidarietà del vescovo
Ricchiuti: "Non giriamoci dall'altra parte"
Altamura - martedì 21 aprile 2015
11.44
La tragedia dei 700 migranti morti nel canale di Sicilia ha scosso profondamente il vescovo della diocesi di Altamura e Gravina, Monsignor Giovanni Ricchiuti.
"Con commozione e gratitudine desidero ricordare che 22 anni fa il Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, don Tonino Bello, lasciava questo mondo, da lui amato e sognato come casa di pace e di concordia, per entrare nella luce di Dio. Un ricordo che si fa, sulle nostre labbra, preghiera e speranza, all'indomani della tragedia nel canale di Sicilia, sulle cui acque galleggiano ormai senza vita i corpi di centinaia e centinaia di nostri fratelli e sorelle" scrive monsignor Ricchiuti.
"Vengono alla memoria le immagini dell'agosto 1991, con l'attracco della nave Vlora al porto di Bari, carica di 10.000 albanesi in fuga dal loro paese. E don Tonino che accorre lì, e poi allo stadio della Vittoria, per chiedere - con le lacrime agli occhi - pietà, pane e acqua. Invochiamo, ancora una volta, in nome di Dio e in nome della dignità della persona umana, un sussulto di coscienza, occhi che non si girino da un'altra parte e mani di una umanità solidale e fraterna".
"Con commozione e gratitudine desidero ricordare che 22 anni fa il Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, don Tonino Bello, lasciava questo mondo, da lui amato e sognato come casa di pace e di concordia, per entrare nella luce di Dio. Un ricordo che si fa, sulle nostre labbra, preghiera e speranza, all'indomani della tragedia nel canale di Sicilia, sulle cui acque galleggiano ormai senza vita i corpi di centinaia e centinaia di nostri fratelli e sorelle" scrive monsignor Ricchiuti.
"Vengono alla memoria le immagini dell'agosto 1991, con l'attracco della nave Vlora al porto di Bari, carica di 10.000 albanesi in fuga dal loro paese. E don Tonino che accorre lì, e poi allo stadio della Vittoria, per chiedere - con le lacrime agli occhi - pietà, pane e acqua. Invochiamo, ancora una volta, in nome di Dio e in nome della dignità della persona umana, un sussulto di coscienza, occhi che non si girino da un'altra parte e mani di una umanità solidale e fraterna".