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Sputano contro vetrine e bevono birra. Come educare gli adolescenti?

Ne parliamo con la psicologa Marialisa Moramarco

Sono numerose le segnalazioni inviate dai cittadini alla redazione su argomenti che riguardano gli adolescenti. Comportamenti riprovevoli di giovanissimi che mancano di sensibilità e di senso civico. Pagine che vomitano sgomento, che gridano allo scandalo e che denunciano una mancata responsabilità di chi educa i propri figli con superficialità o disattenzione. Spesso, dietro storie raccontate ci sono genitori impegnati nel lavoro, e che pur si affannano a dare il buon esempio. Ma tra i meandri della attuale società, i modelli si perdono e prendono forme abbruttite dalla fugacità delle mode e dal coro mieloso sbandierato dal "lucifero" di gruppo.

Gli episodi: alcune ragazze, forse 14enni, forse 13enni, in piazza consumano bottiglie di birra che scaraventano poi con violenza a terra. Pezzi di vetro per strada e risate a squarciagola. Ancora: ragazzine che ammirano vetrine di accessori. Forse costosi per le loro tasche. Scatta la rabbia per la mancata possibilità di acquistarli. Ed ecco uno sputo sulla vetrina e l'approvazione delle amiche. Le scene raccontate sono diverse. Si parla anche di ragazzi che si divertono mentre deridono un anziano.

Come comportarsi di fronte a vicende simili? Cosa può fare il singolo cittadino che si ritrova ad assistere? Di chi la responsabilità? Come potrebbero intervenire i genitori, che spesso restano ignari dei comportamenti dei figli? Quale il ruolo delle scuole? Quali i messaggi da diffondere? Si può partire di qui per scovare un disagio nascosto?

Ne parliamo con la dott.ssa Marialisa Moramarco, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta in aspetti medico sociali della sessualità. Dal 2008 lavora nelle scuole altamurane (elementari e medie) a stretto contatto con situazione a rischio di devianza, mettendo in atto interventi di tipo comportamentale ed adattivo.

"L'adolescenza - afferma - è un'età caratterizzata dalla voglia e dalla necessità di sentirsi parte di qualcosa. È il periodo in cui si sceglie lo schieramento politico, a volte senza averne veramente consapevolezza, se essere "alternativo" o "conformista", se badare più all'abito che si indossa piuttosto che alla formazione culturale. È l'età di passaggio in cui non si sa ancora se si è "carne o pesce". È un periodo caratterizzato dalla "rottura" col passato: ci si lascia alle spalle l'età infantile, durante la quale si era dipendenti dalle scelte dei genitori. E proprio queste sono le prime attività che, crescendo, si interrompono quando si inizia a rivedere il proprio sistema di riferimento.
E proprio per questa voglia di identificarsi con un gruppo, con uno stile di vita e di comportamento, con un attore, un cantante, uno sportivo di successo si mettono in atto comportamenti di emulazione che, non sempre, sono consoni ai dettami della convivenza civile. Pensiamo ai graffitari che imbrattano i muri di abitazioni, vagoni di treni o vetrine di negozi, costringendo poi ad opere di pulitura spesso molto costose o a coloro che sputano in direzione di vetrine e chiese, per mostrarsi ribelli agli occhi degli amici, per sentirsi "accettati".
Lo psicologo dello sviluppo John W. Santrock afferma che i condizionamenti da parte del gruppo dei pari sono una forza onnipresente, il cui potere può essere osservato quasi in ogni comportamento adolescenziale, come la decisione di come vestirsi, quale musica ascoltare, quale linguaggio adottare, a quali valori aderire, come gestire il tempo libero.

Tali condizionamenti, chiaramente, possono avere effetti positivi sul benessere degli adolescenti, portandoli, ad esempio, a sviluppare comportamenti pro-sociali come iscriversi ad una associazione di volontariato (si pensi allo Scoutismo). E possono avere anche effetti negativi, come quello di mettere in atto comportamenti disadattivi come fumare o bere alcolici, andando contro quel sistema di valori tanto decantato e raccomandando dagli adulti (completa rottura e rifiuto del sistema degli adulti). Spesso la disapprovazione da parte di alcuni pari di tali comportamenti, diventa la molla perché questi ultimi si accentuino (es. se tutti mi dicono che non devo fumare perché alla mia età fa male, io "disobbedisco" fumando di più o approcciandomi alle droghe cosiddette leggere).
Tuttavia, il gruppo dei pari rinforza molto più frequentemente i comportamenti negativi, rispetto a quelli positivi. Questi, a loro volta, potrebbero tradursi in comportamenti antisociali quali furti e vandalismo, abuso di droghe e alcolici, utilizzo di un linguaggio scurrile, prendersi gioco degli insegnanti o dei familiari, fare esattamente l'opposto di ciò che viene vietato.

In questo senso, tutti gli adolescenti sono a rischio, ma ci sono degli aspetti di vita che, purtroppo, aumentano tale fattore di rischio, come il provenire da una famiglia con un solo genitore, avere genitori estremamente permissivi, o all'opposto molto autoritari, avere delle dinamiche familiari disfunzionali (ad esempio la mancanza di coerenza nell'educare e nel porre limiti ai ragazzi), esporre i ragazzi a comportamenti antisociali da parte della famiglia (quale migliore o peggiore esempio di un genitore che "prega bene e razzola male"?). Tipico dei ragazzi a rischio è anche la bassa autostima, determinata ad esempio da insuccessi scolastici o da altri eventi che li etichettano come "bad boys/girls". A mio avviso la parola d'ordine è sempre ed una sola: "educazione". Intesa come educazione al rispetto degli altri e degli oggetti, del corredo scolastico come delle strade e dei muri, educazione al rispetto di chi non la pensa come noi e al rispetto per ciò che è un bene comune. Inoltre, i genitori dovrebbero iniziare a lavorare su loro stessi insieme al ragazzo, perché il problema spesso è il sistema familiare e l'educazione impartita, la coerenza mostrata nei comportamenti e nelle decisioni. Spesso di addossa al ragazzo la colpa di tutto, ma non è così.
Anche la scuola ha il suo ruolo fondamentale. Il MIUR ha messo online, con numero verde, (www.smontailbullo.it) pagine in cui si danno dritte ai genitori, ma si parla anche di progetti all'interno delle scuole. Anche alcune scuole altamurane in passato hanno aderito ad iniziative simili".
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