Gianni Stea
Gianni Stea
Territorio

Legge contro il Caporalato : "Rischio paralisi del comparto"

Stea invita a intensificare i controlli

"Monitorare attentamente, anche con un tavolo regionale, quanto sta avvenendo e intervenire immediatamente in caso di eccessi e storture, affinchè la nuova legge - già in vigore - contro il caporalato, da giusto provvedimento di lotta allo sfruttamento e alla riduzione in schiavitù, se non applicata con buon senso e profonda conoscenza delle nostre realtà rurali si trasformi nella criminalizzazione di un'intera categoria, gettando letteralmente sul lastrico migliaia di imprese e piegando ulteriormente un settore, qual è quello agricolo, trainante dell'economia del Sud Italia in generale e della Puglia in particolare". E' quanto sostiene, Gianni Stea, consigliere regionale del gruppo Area popolare e imprenditore agricolo.

"In questi giorni, alla luce pure delle sacrosante inchieste delle magistratura, ho avuto modo di confrontarmi con addetti ai lavori, imprenditori del settore, dipendenti, e il quadro che ne viene fuori è di terrore diffuso. Ripeto, norme che blocchino una volta per tutte usanze medievali che non tengono in alcun conto la dignità dell'uomo sono sempre le benvenute, ma caricare un settore - e mi riferisco a quell'impresa sana - di nuovi, costosi e pesanti adempimenti burocratici, sembra una follia ideologica e, ascoltando alcune dichiarazioni dei duri e puri, carica di ipocrisia".

"Apprendo che - prosegue Stea - che una situazione che sta velocemente degenerando è finita all'attenzione di alcuni parlamentari. Meglio tardi che mai insomma. Noi avevamo da tempo denunciato le incongruenze di una legge che manca tutt'ora di chiarezza nella differenziazione tra operazioni criminali e il resto del mondo agricolo che tra mille difficoltà normative e amministrative cerca di tenere fede ai paletti imposti. Il rischio concreto è di distruggere aziende sane e trasparenti a vantaggio esclusivo di prodotti di importazione e di provenienza da territori europei ed extra Ue in cui realmente non esiste alcuna tutela per il personale dipendente. I pur giusti controlli devono quindi coincidere con un abbondante uso di buon senso. La nuova legge anticaporalato, nata su presupposti del tutto condivisibili, bolla quasi a livello dei peggiori boss mafiosi - con tanto di confisca dei beni - chi non rispetta puntigliosamente una legislazione farraginosa e sovente lontana anni luce dalla realtà che si vive nelle aziende agroalimentari".
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