
Territorio
Legge contro il Caporalato : "Rischio paralisi del comparto"
Stea invita a intensificare i controlli
Altamura - mercoledì 1 marzo 2017
"Monitorare attentamente, anche con un tavolo regionale, quanto sta avvenendo e intervenire immediatamente in caso di eccessi e storture, affinchè la nuova legge - già in vigore - contro il caporalato, da giusto provvedimento di lotta allo sfruttamento e alla riduzione in schiavitù, se non applicata con buon senso e profonda conoscenza delle nostre realtà rurali si trasformi nella criminalizzazione di un'intera categoria, gettando letteralmente sul lastrico migliaia di imprese e piegando ulteriormente un settore, qual è quello agricolo, trainante dell'economia del Sud Italia in generale e della Puglia in particolare". E' quanto sostiene, Gianni Stea, consigliere regionale del gruppo Area popolare e imprenditore agricolo.
"In questi giorni, alla luce pure delle sacrosante inchieste delle magistratura, ho avuto modo di confrontarmi con addetti ai lavori, imprenditori del settore, dipendenti, e il quadro che ne viene fuori è di terrore diffuso. Ripeto, norme che blocchino una volta per tutte usanze medievali che non tengono in alcun conto la dignità dell'uomo sono sempre le benvenute, ma caricare un settore - e mi riferisco a quell'impresa sana - di nuovi, costosi e pesanti adempimenti burocratici, sembra una follia ideologica e, ascoltando alcune dichiarazioni dei duri e puri, carica di ipocrisia".
"Apprendo che - prosegue Stea - che una situazione che sta velocemente degenerando è finita all'attenzione di alcuni parlamentari. Meglio tardi che mai insomma. Noi avevamo da tempo denunciato le incongruenze di una legge che manca tutt'ora di chiarezza nella differenziazione tra operazioni criminali e il resto del mondo agricolo che tra mille difficoltà normative e amministrative cerca di tenere fede ai paletti imposti. Il rischio concreto è di distruggere aziende sane e trasparenti a vantaggio esclusivo di prodotti di importazione e di provenienza da territori europei ed extra Ue in cui realmente non esiste alcuna tutela per il personale dipendente. I pur giusti controlli devono quindi coincidere con un abbondante uso di buon senso. La nuova legge anticaporalato, nata su presupposti del tutto condivisibili, bolla quasi a livello dei peggiori boss mafiosi - con tanto di confisca dei beni - chi non rispetta puntigliosamente una legislazione farraginosa e sovente lontana anni luce dalla realtà che si vive nelle aziende agroalimentari".
"In questi giorni, alla luce pure delle sacrosante inchieste delle magistratura, ho avuto modo di confrontarmi con addetti ai lavori, imprenditori del settore, dipendenti, e il quadro che ne viene fuori è di terrore diffuso. Ripeto, norme che blocchino una volta per tutte usanze medievali che non tengono in alcun conto la dignità dell'uomo sono sempre le benvenute, ma caricare un settore - e mi riferisco a quell'impresa sana - di nuovi, costosi e pesanti adempimenti burocratici, sembra una follia ideologica e, ascoltando alcune dichiarazioni dei duri e puri, carica di ipocrisia".
"Apprendo che - prosegue Stea - che una situazione che sta velocemente degenerando è finita all'attenzione di alcuni parlamentari. Meglio tardi che mai insomma. Noi avevamo da tempo denunciato le incongruenze di una legge che manca tutt'ora di chiarezza nella differenziazione tra operazioni criminali e il resto del mondo agricolo che tra mille difficoltà normative e amministrative cerca di tenere fede ai paletti imposti. Il rischio concreto è di distruggere aziende sane e trasparenti a vantaggio esclusivo di prodotti di importazione e di provenienza da territori europei ed extra Ue in cui realmente non esiste alcuna tutela per il personale dipendente. I pur giusti controlli devono quindi coincidere con un abbondante uso di buon senso. La nuova legge anticaporalato, nata su presupposti del tutto condivisibili, bolla quasi a livello dei peggiori boss mafiosi - con tanto di confisca dei beni - chi non rispetta puntigliosamente una legislazione farraginosa e sovente lontana anni luce dalla realtà che si vive nelle aziende agroalimentari".