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I pugliesi hanno sete d'acqua: in due settimane raccolte 31.536 firme

Si comporta bene Altamura con oltre 2.300 adesioni

In due settimane la Puglia ha raggiunto e superato il numero di firme raccolte in sei mesi nel 2007 a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare, mentre i banchetti continuano a moltiplicarsi. Oltre 31.500 persone hanno sottoscritto ognuno dei tre quesiti referendari. In Bari e provincia si contano 11.714 firme, nel capoluogo e nella provincia leccesi 4.531, nelle province di Brindisi, Taranto, Foggia e nella BAT si contano rispettivamente 4.315, 4.148, 4.489 e infine 2.339 firme. La Puglia quindi vanta un totale di 31.536 adesioni.

Ma la Festa dei Lavoratori ha portato con sè altre importanti novità. Il capogruppo IdV al Comune di Bari, Emanuele Pasculli, il 1 maggio ha firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano Movimenti dell'acqua e non quello del suo partito. "Pure essendo capogruppo di un partito politico - ha dichiarato - ho scelto quello che è più giusto. L'unica possibilità di poter rivendicare la ripubblicizzazione dell'acqua è firmare questi tre quesiti referendari, contrariamente a quello promosso dell'IdV che preserva lo status quo e involontariamente consente la coesistenza di pubblico e privato".

Novità sono richieste anche al PD pugliese. Cambia l'Italia Puglia (area del Partito Democratico, ex mozione Marino), ADERISCE al comitato pugliese "Acqua Bene Comune" per la campagna referendaria contro la privatizzazione dell'acqua e al percorso di ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese, e - considerato che molti iscritti al partito, alcuni circoli, parlamentari ed assessori pugliesi aderiscono alla campagna referendaria contro la privatizzazione dell'acqua – chiede al PD Puglia di convocare al più presto i propri organismi dirigenti, perché il PD pugliese esprima ufficialmente la posizione rispetto all'acqua e sul referendum sull'acqua pubblica.

La UIL PUGLIA ha aderito ufficialmente alla campagna referendaria. "L'acqua è un bene essenziale - si legge nella lettera - che deve essere restituito alla gestione collettiva, contro tutte le norme che, in questi anni, hanno spinto verso la privatizzazione dell'acqua".

Ad una settimana dall'inizio della raccolta firme, gli altamurani hanno dimostrato di essere informati, motivati e molto sensibili al problema: nella nostra città sono state raccolte oltre 2.300 firme che rappresentano un importante traguardo, soprattutto se si pensa che ogni persona ha firmato per tre quesiti. L'obiettivo con cui si era partiti era quello di raggiungere le 3.000 (tante erano le firme della Petizione per la modifica dello Statuto Comunale) firme. Oggi si può pensare con realismo di portare a 5.000 le firme da raccogliere.

Ricordiamo che il prossimo appuntamento per aderire all'iniziativa è fissato per questa sera dalle ore 18.00 in poi in Piazza Resistenza. Il 9 maggio, invece, avrà luogo quello organizzato da Sinistra Ecologia e Libertà. Seguiranno aggiornamenti per specificare il luogo e l'ora.


I TRE QUESITI. Già depositati in Cassazione a Roma, i quesiti riguardano l'abrogazione dell'art. 23/bis della legge 133/2008 e di due articoli del cosiddetto "Codice dell'ambiente", il 152/2006. Messi a punto da giuristi come Stefano Rodotà, Gianni Ferrara e Alberto Lucarelli, se approvati renderanno possibile il ricorso ad aziende speciali o enti di diritto pubblico che gestiscano l'acqua come servizio di interesse generale, senza profitti.


PRIMO QUESITO:
fermare la privatizzazione dell'acqua. Si chiede di abrogare l'art. 23 bis della legge 133/2008, l'ultima normativa in materia approvata dal Governo Berlusconi, che ha segnato un'accelerazione del processo di privatizzazione. Stabilisce come modalità ordinaria di gestione l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o affidamento a società miste con socio privato almeno al 40%.

SECONDO QUESITO: aprire la strada alla ripubblicizzazione. Si chiede di abrogare l'art. 150 del decreto 152/2006 che stabilisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la Gestione attraverso SpA a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico.

TERZO QUESITO: eliminare i profitti dal bene comune acqua. Si chiede di abrogare l'art. 154 del decreto 152/2006 che dispone che le tariffe del servizio siano determinate tenendo conto della "adeguatezza della remunerazione del capitale investito".
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