
Territorio
Fornello, un sito rupestre a rischio
Pochi i resti degli importanti affreschi medievali
Altamura - lunedì 6 aprile 2015
8.23
"Grotte distrutte, affreschi dissolti. Una pagina di storia si sta inesorabilmente cancellando".
Così recitava la quarta di copertina di "Insediamenti rupestri ad Altamura", catalogo illustrato della mostra organizzata dal C.R.S.E.C. Immagini scattate da Michele Difonzo e Salvatore Cagnazzi e rese pubbliche nel 1982, poi raccolte in un volumetto a cura della Regione Puglia nel 2004, per documentare lo stato del patrimonio rupestre ma anche per lanciare un grido d'allarme purtroppo valido e urgente ancora oggi.
Dopo San Michele delle Grotte, sita nel centro della città, oggi parliamo di un sito rupestre di campagna, quello di Fornello, raggiungibile percorrendo la vecchia strada che collega Altamura e Santeramo.
Un luogo che attualmente si presenta arido, desolato e completamente abbandonato, ma che in età sveva e angioina rappresentava un importante centro economico in quanto ospitava una masseria regia, abitato da una comunità di agricoltori e pastori che utilizzava una chiesa in grotta per le proprie attività di culto.
Contesa tra i signori di Altamura e Gravina, Fornello (forse da "fornellus", aula coperta a volta, con allusione alla copertura della chiesa che sovrastava l'ipogeo) conobbe una fervida attività agricola nel XIII secolo e si ipotizza che già nell'Alto Medioevo fosse abitato da comunità eremitiche. L'insediamento rupestre è composto da venticinque unità, dapprima isolate e poi messe in comunicazione tra loro con passaggi e aperture tra le grotte.
La più interessante, ovvero quella destinata al culto, versa oggi in un completo stato di abbandono, e del ricco apparato figurativo si conservano solo pochissimi avanzi: resti e frammenti di affreschi, tra cui quelli di un'importante raffigurazione della Vergine con Bambino che si rivolge benedicente verso un personaggio con abiti imperiali bizantini: una prova dei rapporti del territorio con le terre dei Balcani.
Testimonianze di un ricco e prestigioso passato che rischiano di sparire per sempre.
Così recitava la quarta di copertina di "Insediamenti rupestri ad Altamura", catalogo illustrato della mostra organizzata dal C.R.S.E.C. Immagini scattate da Michele Difonzo e Salvatore Cagnazzi e rese pubbliche nel 1982, poi raccolte in un volumetto a cura della Regione Puglia nel 2004, per documentare lo stato del patrimonio rupestre ma anche per lanciare un grido d'allarme purtroppo valido e urgente ancora oggi.
Dopo San Michele delle Grotte, sita nel centro della città, oggi parliamo di un sito rupestre di campagna, quello di Fornello, raggiungibile percorrendo la vecchia strada che collega Altamura e Santeramo.
Un luogo che attualmente si presenta arido, desolato e completamente abbandonato, ma che in età sveva e angioina rappresentava un importante centro economico in quanto ospitava una masseria regia, abitato da una comunità di agricoltori e pastori che utilizzava una chiesa in grotta per le proprie attività di culto.
Contesa tra i signori di Altamura e Gravina, Fornello (forse da "fornellus", aula coperta a volta, con allusione alla copertura della chiesa che sovrastava l'ipogeo) conobbe una fervida attività agricola nel XIII secolo e si ipotizza che già nell'Alto Medioevo fosse abitato da comunità eremitiche. L'insediamento rupestre è composto da venticinque unità, dapprima isolate e poi messe in comunicazione tra loro con passaggi e aperture tra le grotte.
La più interessante, ovvero quella destinata al culto, versa oggi in un completo stato di abbandono, e del ricco apparato figurativo si conservano solo pochissimi avanzi: resti e frammenti di affreschi, tra cui quelli di un'importante raffigurazione della Vergine con Bambino che si rivolge benedicente verso un personaggio con abiti imperiali bizantini: una prova dei rapporti del territorio con le terre dei Balcani.
Testimonianze di un ricco e prestigioso passato che rischiano di sparire per sempre.