
La città
Fallimento Dema Impianti
Presentata una petizione per salvare l’azienda
Altamura - domenica 27 settembre 2015
Ricorderete la questione riguardante la Dema Impianti Srl. Nei giorni scorsi, tre cittadini altamurani, Pietro Marvulli, Massimiliano Scalera e Salvatore Lograno hanno riacceso i riflettori sulla problematica, promuovendo una petizione popolare che ha raccolto trecentotrenta firme.
Indirizzata al Ministro per il Lavoro e lo Sviluppo Sociale; al Ministro per lo Sviluppo Economico; al Ministro per l'Economia e le Finanze; al Presidente della Regione Puglia e al Sindaco di Altamura, la petizione chiede un intervento celere e concreto per salvare la Dema Impianti dal fallimento, previsto per il 28 settembre prossimo.
L'odissea della "Dema Impianti" di Altamura, ha inizio nel 2007, quando la Regione Puglia delibera l'accordo di programma per la realizzazione di un "Polo Integrato per lo Sviluppo Economico", ovvero un contenitore di risorse pari a circa 50 milioni di euro da ultimarsi entro la fine del 2011.
Questo provvedimento prende le mosse nel 2005 con l'approvazione da parte sempre della Regione del PIT 1 "Tavoliere", il "Programma di Sviluppo e Innovazione dell'economia rurale ed agroalimentare attraverso l'integrazione e la diversificazione produttiva", ma arriviamo ai giorni nostri, perché proprio in questi giorni, il 15 giugno, nel capoluogo dauno ha finalmente visto la luce "la Cittadella dell'Economia di Capitanata".
Peccato che questa vicenda lunga qualche anno, abbia trascinato sull'orlo del precipizio proprio l'impresa altamurana che ha eseguito quasi tutti i lavori, colpevole di aver confidato in un progetto pubblico capitanato da un consorzio, il CAT di Ravenna (Consorzio Alta Tecnologia, facente parte della galassia della Lega COOP"), successivamente fallito, che per statuto avrebbe dovuto trattenere solamente il 3% di commissioni per i lavori ceduti ai propri consociati, tra i quali proprio la Dema Impianti.
Infatti, il fallimento del consorzio CAT e la conseguente necessità di individuare un'altra impresa consorziata, ha comportato non solo un allungamento dei termini di ultimazione dei lavori, ma anche, e soprattutto, il subentro di un'altra ditta consorziata, il CEIF di Forlì, che ha certificato e modificato gli impianti eseguiti dalla Dema, nonostante le ripetute diffide del sodalizio altamurano.
In definitiva, a pagare le conseguenze di questa situazione, sono proprio l'azienda altamurana ed i suoi lavoratori.
La Dema Impianti, da parte sua, individua i responsabili della situazione attuale innanzitutto nel fallito CAT; in secondo luogo nella stazione appaltante, responsabile della mancanza di vigilanza e tutela; e infine nello Stato, colpevole di avere regolamenti poco chiari.
Sta di fatto che l'azienda oggi non opera più, ed in attesa del pronunciamento del Tribunale Fallimentare di Bari, ha provveduto a licenziare tutti i dipendenti.
Sulla vicenda si registrano anche due interrogazioni parlamentari a firma degli onorevoli L'Abbate (M5S) e Ventricelli (PD).
E' notizia di queste ultime ore della querela che Matteo Di Mauro, Segretario Generale della Camera di Commercio di Foggia (nonché Responsabile Unico del Procedimento dell'appalto Cittadella Dell'Economia di Capitanata) ha presentato nei confronti di Sandro Denora, direttore tecnico della Dema Impianti, per alcune dichiarazioni che il secondo ha rilasciato nello scorso mese di agosto ad un organo di stampa alle quali il Di Mauro ha tenuto a precisare che «la Camera di Commercio di Foggia non ha mai intrattenuto rapporti diretti con CAT e Dema Impianti srl, dovendosi relazionare, per i pagamenti e quant'altro da contratto, esclusivamente con il Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC) di Bologna, aggiudicatario dell'appalto, a cui ha, sino ad ora, corrisposto quanto dovuto per legge e per contratto», mentre il Denora il 21 settembre ha sporto denuncia per diffamazione a mezzo stampa e calunnia nei confronti del Di Mauro, in quanto le dichiarazioni rilasciate nell'articolo oggetto di querela sono state attinte dalla documentazione ufficiale, ottenuta mediante accesso agli atti.
In attesa del pronunciamento del Tribunale Fallimentare di Bari, previsto per il 28 settembre, la già triste storia della Dema Impianti Srl, che rischia il fallimento "per crediti" si arricchisce di un'ulteriore pagina.
Indirizzata al Ministro per il Lavoro e lo Sviluppo Sociale; al Ministro per lo Sviluppo Economico; al Ministro per l'Economia e le Finanze; al Presidente della Regione Puglia e al Sindaco di Altamura, la petizione chiede un intervento celere e concreto per salvare la Dema Impianti dal fallimento, previsto per il 28 settembre prossimo.
L'odissea della "Dema Impianti" di Altamura, ha inizio nel 2007, quando la Regione Puglia delibera l'accordo di programma per la realizzazione di un "Polo Integrato per lo Sviluppo Economico", ovvero un contenitore di risorse pari a circa 50 milioni di euro da ultimarsi entro la fine del 2011.
Questo provvedimento prende le mosse nel 2005 con l'approvazione da parte sempre della Regione del PIT 1 "Tavoliere", il "Programma di Sviluppo e Innovazione dell'economia rurale ed agroalimentare attraverso l'integrazione e la diversificazione produttiva", ma arriviamo ai giorni nostri, perché proprio in questi giorni, il 15 giugno, nel capoluogo dauno ha finalmente visto la luce "la Cittadella dell'Economia di Capitanata".
Peccato che questa vicenda lunga qualche anno, abbia trascinato sull'orlo del precipizio proprio l'impresa altamurana che ha eseguito quasi tutti i lavori, colpevole di aver confidato in un progetto pubblico capitanato da un consorzio, il CAT di Ravenna (Consorzio Alta Tecnologia, facente parte della galassia della Lega COOP"), successivamente fallito, che per statuto avrebbe dovuto trattenere solamente il 3% di commissioni per i lavori ceduti ai propri consociati, tra i quali proprio la Dema Impianti.
Infatti, il fallimento del consorzio CAT e la conseguente necessità di individuare un'altra impresa consorziata, ha comportato non solo un allungamento dei termini di ultimazione dei lavori, ma anche, e soprattutto, il subentro di un'altra ditta consorziata, il CEIF di Forlì, che ha certificato e modificato gli impianti eseguiti dalla Dema, nonostante le ripetute diffide del sodalizio altamurano.
In definitiva, a pagare le conseguenze di questa situazione, sono proprio l'azienda altamurana ed i suoi lavoratori.
La Dema Impianti, da parte sua, individua i responsabili della situazione attuale innanzitutto nel fallito CAT; in secondo luogo nella stazione appaltante, responsabile della mancanza di vigilanza e tutela; e infine nello Stato, colpevole di avere regolamenti poco chiari.
Sta di fatto che l'azienda oggi non opera più, ed in attesa del pronunciamento del Tribunale Fallimentare di Bari, ha provveduto a licenziare tutti i dipendenti.
Sulla vicenda si registrano anche due interrogazioni parlamentari a firma degli onorevoli L'Abbate (M5S) e Ventricelli (PD).
E' notizia di queste ultime ore della querela che Matteo Di Mauro, Segretario Generale della Camera di Commercio di Foggia (nonché Responsabile Unico del Procedimento dell'appalto Cittadella Dell'Economia di Capitanata) ha presentato nei confronti di Sandro Denora, direttore tecnico della Dema Impianti, per alcune dichiarazioni che il secondo ha rilasciato nello scorso mese di agosto ad un organo di stampa alle quali il Di Mauro ha tenuto a precisare che «la Camera di Commercio di Foggia non ha mai intrattenuto rapporti diretti con CAT e Dema Impianti srl, dovendosi relazionare, per i pagamenti e quant'altro da contratto, esclusivamente con il Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC) di Bologna, aggiudicatario dell'appalto, a cui ha, sino ad ora, corrisposto quanto dovuto per legge e per contratto», mentre il Denora il 21 settembre ha sporto denuncia per diffamazione a mezzo stampa e calunnia nei confronti del Di Mauro, in quanto le dichiarazioni rilasciate nell'articolo oggetto di querela sono state attinte dalla documentazione ufficiale, ottenuta mediante accesso agli atti.
In attesa del pronunciamento del Tribunale Fallimentare di Bari, previsto per il 28 settembre, la già triste storia della Dema Impianti Srl, che rischia il fallimento "per crediti" si arricchisce di un'ulteriore pagina.