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Convegno
Dalle tenebre alla luce: come tornare a "riveder le stelle"?
Un viaggio nell'inferno con Lucilla Giagnoni alla ricerca di una via di salvezza
Altamura - lunedì 13 giugno 2016
12.01
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita…"
È da queste parole che ha avuto inizio un viaggio. Un viaggio lungo sei canti danteschi, guidati da Lucilla Giagnoni, attrice esegeta della scuola di Gassman, la cui voce, le cui movenze, i cui silenzi hanno rapito gli spettatori presenti Domenica 12 Giugno al Teatro Mercadante, catapultandoli nel profondo, buio, freddo baratro dell'inferno, per poi ritornar "a riveder le stelle", a riveder la luce.
Dante viene assalito da tre fiere, la lonza simbolo della lussuria, il leone emblema della superbia e la lupa che incarna uno dei peccati che più corrode gli uomini, la cupidigia, la brama di potere, la fame insaziabile del possesso. A soccorrere il poeta sprovveduto è Virgilio, che spiega che per raggiungere il paradiso, deve passare per l'inferno, "Solo chi ha passato l'inferno, può rivedere la luce".
Dal I al V canto, a parlare a Dante è una donna lussuriosa, Francesca, una delle poche che ha voce propria nell'opera, dal momento che su 34 donne che incontra solo 8 comunicano con lui. Bella donna, ma prigioniera della passione che la condusse con Paolo alla morte. "Ma cos'è il tradimento? È parte integrante dell'uomo, dalla nascita alla morte: tradisce Dio, tradisce l'altro, il mondo, persino sé stesso."
Non solo è traditore, ma vive in un mondo che viaggia alla velocità della luce e deve conoscere sempre di più, deve lasciare un segno ai posteri, deve riuscire dove altri hanno fallito, perché sa che il tempo che Dio gli ha riservato è effimero. Un po' come Ulisse, grande stratega, generale, soldato, politico, che visse per la conoscenza e per essa morì, sprofondando negli abissi dell'oceano con i suoi fedeli compagni, ma pur sempre un prigioniero dell'ambizione di superare gli altri e superarsi.
Un salto dal XXVI al XXXIII canto, dove con il conte Ugolino, Dante conosce la pietà: un uomo tanto spietato in vita, un tiranno che decideva della vita e della morte, che si ritrova impotente in una torre denominata "della fame", e nulla può per strappare i quattro figli da un infelice destino. "Come può cambiare in poco tempo la vita di un uomo: se pensiamo a Gheddafi, solo sei mesi prima di essere giustiziato era in Italia a ricevere gli onori per essere l'uomo più potente del suo paese".
Dalle tenebre alla luce: come usci(amo)re dall'Inferno?
Dante è nel primo cielo, dov'è Piccarda Donati, bellissima e risplendente di luce, che a soli quindici anni aveva tutto ciò che una ragazza vorrebbe, ma non voleva nulla, se non donare la propria purezza e castità a Dio. Lei spiega a Dante che in Paradiso si gode della felicità perfetta, dovuta al conciliare il proprio volere con la volontà del Padre. Ma in che modo?
Con la preghiera. Ed è proprio una preghiera alla Vergine Madre a chiudere la Divina Commedia.
"D'altronde - ha concluso la Giagnoni - due sono le soluzioni per uscire dall'Inferno e ce le spiega Italo Calvino ne "Le città invisibili": "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Sulla pagina Facebook di AltamuraLife, potete rivivere alcuni momenti della serata di Domenica 12 Giugno, in particolare gli interventi del dottor Antonio Spagnuoli, di don Nunzio Falcicchio e dell'agronomo Valentino Dibenedetto, rispettivamente inferno, purgatorio e paradiso nel mondo attuale.
È da queste parole che ha avuto inizio un viaggio. Un viaggio lungo sei canti danteschi, guidati da Lucilla Giagnoni, attrice esegeta della scuola di Gassman, la cui voce, le cui movenze, i cui silenzi hanno rapito gli spettatori presenti Domenica 12 Giugno al Teatro Mercadante, catapultandoli nel profondo, buio, freddo baratro dell'inferno, per poi ritornar "a riveder le stelle", a riveder la luce.
Dante viene assalito da tre fiere, la lonza simbolo della lussuria, il leone emblema della superbia e la lupa che incarna uno dei peccati che più corrode gli uomini, la cupidigia, la brama di potere, la fame insaziabile del possesso. A soccorrere il poeta sprovveduto è Virgilio, che spiega che per raggiungere il paradiso, deve passare per l'inferno, "Solo chi ha passato l'inferno, può rivedere la luce".
Dal I al V canto, a parlare a Dante è una donna lussuriosa, Francesca, una delle poche che ha voce propria nell'opera, dal momento che su 34 donne che incontra solo 8 comunicano con lui. Bella donna, ma prigioniera della passione che la condusse con Paolo alla morte. "Ma cos'è il tradimento? È parte integrante dell'uomo, dalla nascita alla morte: tradisce Dio, tradisce l'altro, il mondo, persino sé stesso."
Non solo è traditore, ma vive in un mondo che viaggia alla velocità della luce e deve conoscere sempre di più, deve lasciare un segno ai posteri, deve riuscire dove altri hanno fallito, perché sa che il tempo che Dio gli ha riservato è effimero. Un po' come Ulisse, grande stratega, generale, soldato, politico, che visse per la conoscenza e per essa morì, sprofondando negli abissi dell'oceano con i suoi fedeli compagni, ma pur sempre un prigioniero dell'ambizione di superare gli altri e superarsi.
Un salto dal XXVI al XXXIII canto, dove con il conte Ugolino, Dante conosce la pietà: un uomo tanto spietato in vita, un tiranno che decideva della vita e della morte, che si ritrova impotente in una torre denominata "della fame", e nulla può per strappare i quattro figli da un infelice destino. "Come può cambiare in poco tempo la vita di un uomo: se pensiamo a Gheddafi, solo sei mesi prima di essere giustiziato era in Italia a ricevere gli onori per essere l'uomo più potente del suo paese".
Dalle tenebre alla luce: come usci(amo)re dall'Inferno?
Dante è nel primo cielo, dov'è Piccarda Donati, bellissima e risplendente di luce, che a soli quindici anni aveva tutto ciò che una ragazza vorrebbe, ma non voleva nulla, se non donare la propria purezza e castità a Dio. Lei spiega a Dante che in Paradiso si gode della felicità perfetta, dovuta al conciliare il proprio volere con la volontà del Padre. Ma in che modo?
Con la preghiera. Ed è proprio una preghiera alla Vergine Madre a chiudere la Divina Commedia.
"D'altronde - ha concluso la Giagnoni - due sono le soluzioni per uscire dall'Inferno e ce le spiega Italo Calvino ne "Le città invisibili": "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Sulla pagina Facebook di AltamuraLife, potete rivivere alcuni momenti della serata di Domenica 12 Giugno, in particolare gli interventi del dottor Antonio Spagnuoli, di don Nunzio Falcicchio e dell'agronomo Valentino Dibenedetto, rispettivamente inferno, purgatorio e paradiso nel mondo attuale.