
Territorio
Cava Pontrelli, troppi gli interrogativi che si pongono sulla questione
Enzo Colonna deposita un'interpellanza urgente. Sul caso, anche Giacinto Forte
Altamura - mercoledì 3 aprile 2013
12.54
"Su Cava Pontrelli, nonostante gli anni trascorsi, la situazione giuridica e amministrativa si presenta confusa, ambigua e contraddittoria". Sono le parole del consigliere comunale Enzo Colonna (Aria Fresca) che oggi ha depositato presso gli uffici comunali un'interpellanza urgente indirizzata al sindaco Stacca relativamente alla questione "Cava". Troppi sono gli interrogativi che si pongono spontaneamente di fronte ad una matassa che in quattordici anni ancora risulta non sbrogliata. "Basta chiacchiere interessate" è la freddura inviata a chi da tempo non pone in essere iniziative volte alla risoluzione del caso. Appresa la notizia della stima della determinazione dell'indennità di esproprio (500mila euro), il consigliere esorta "il Comune di Altamura (possibilmente assieme alla Regione Puglia e alla Provincia di Bari) ad attivarsi per espropriare l'area ai sensi dell'art. 95, comma 2, del Codice dei beni culturali e del paesaggio" – nel Box Approfondimenti la citazione dell'articolo.
Punto di partenza per il consigliere è la smentita (qui riportata) da parte del sovrintendente Luigi La Rocca della notizia diffusa dall'associazione Spiragli che vedeva la Soprintendenza in diritto ad occupare per due anni il sito "Pontrelli".
Di qui gli interrogativi: "La paleosuperficie non era già un bene inserito nell'elenco dei Beni Demaniali, quindi già nella disponibilità giuridica di Ministero e Soprintendenza o di qualsiasi altro Ente locale si fosse fatto avanti per assicurarne la salvaguardia e la valorizzazione? Se – come si è sempre sostenuto e ufficialmente dichiarato – la paleosuperficie (con le sue migliaia di orme) è già un Bene demaniale, cosa ha sinora impedito a Stato, Regione, Comune, di intervenire per la sua messa in sicurezza e la sua salvaguardia? Se invece così non dovesse essere – smentendo quando affermato a livello nazionale e regionale da autorevoli rappresentanti delle istituzioni – e quindi, in realtà, quel Bene (la paleosuperficie) è ancora, incomprensibilmente, di proprietà privata, cosa e chi ha impedito che venisse data esecuzione al decreto ministeriale del 7 dicembre 2000 con cui "il Ministero formulava la declaratoria per l'immissione della paleosuperficie tra i beni del demanio"? Se così dovesse essere, cioè non siamo al cospetto di un Bene demaniale, è stato adottato un provvedimento o un decreto del Ministero che legittima ad occupare la proprietà privata? Se così dovesse essere, come è possibile avviare interventi (dopo quasi quindici anni ora urgenti) con soldi pubblici su una proprietà privata, smentendo quanto autorevoli esponenti delle istituzioni statali e regionali hanno sempre sostenuto (l'impossibilità di dedicare risorse pubbliche ad un bene di proprietà privata)? Non è più opportuno, doveroso, definire, prima e rapidamente, la procedura di esproprio? L'amministrazione comunale, in merito alla procedura espropriativa, quali iniziative di sollecitazione ha posto in essere dando seguito agli impegni assunti in più occasioni, anche in consiglio comunale? E ancora: se la paleosuperficie non è un Bene demaniale e quindi siamo al cospetto di una proprietà vincolata ma ancora privata, com'è possibile che nessuno in questi anni abbia provveduto – come pure in più occasioni ipotizzato (ad esempio, anche durante una discussione in consiglio di qualche mese fa) – ad ordinare al proprietario "gli interventi necessari per assicurare la conservazione" del Bene ai sensi degli artt. 32-34 del Codice dei beni culturali e del paesaggio?".
E ancora, sulla questione, si esprime anche il consigliere regionale Giacinto Forte: "Apprendo dal giornale on line "Altamuralife", che ci sarebbero importanti novità in relazione alla complicata vicenda della Cava dei Dinosauri". Il riferimento è alle dichiarazioni del sovrintendente La Rocca di fronte alla notizia diffusa su un presunto diritto ad occupare la Cava per due anni da parte della Sovrintendenza.
"Questa querelle, continua Forte - riapre una ferita che stenta a rimarginarsi. È necessario che l'iter della procedura d'esproprio avviato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, abbia una rapida conclusione, dopo la stima effettuata, scongiurando un pericoloso contenzioso con la proprietà. Nel mentre non si predispone ancora un progetto per la tutela e il recupero della paleosuperficie. […] Sarebbe opportuno che enti territoriali, Parco dell'Alta Murgia ed altre realtà che ne abbiano interesse, reperissero i fondi per il pagamento del indennizzo spettante alla proprietà della Cava".
Punto di partenza per il consigliere è la smentita (qui riportata) da parte del sovrintendente Luigi La Rocca della notizia diffusa dall'associazione Spiragli che vedeva la Soprintendenza in diritto ad occupare per due anni il sito "Pontrelli".
Di qui gli interrogativi: "La paleosuperficie non era già un bene inserito nell'elenco dei Beni Demaniali, quindi già nella disponibilità giuridica di Ministero e Soprintendenza o di qualsiasi altro Ente locale si fosse fatto avanti per assicurarne la salvaguardia e la valorizzazione? Se – come si è sempre sostenuto e ufficialmente dichiarato – la paleosuperficie (con le sue migliaia di orme) è già un Bene demaniale, cosa ha sinora impedito a Stato, Regione, Comune, di intervenire per la sua messa in sicurezza e la sua salvaguardia? Se invece così non dovesse essere – smentendo quando affermato a livello nazionale e regionale da autorevoli rappresentanti delle istituzioni – e quindi, in realtà, quel Bene (la paleosuperficie) è ancora, incomprensibilmente, di proprietà privata, cosa e chi ha impedito che venisse data esecuzione al decreto ministeriale del 7 dicembre 2000 con cui "il Ministero formulava la declaratoria per l'immissione della paleosuperficie tra i beni del demanio"? Se così dovesse essere, cioè non siamo al cospetto di un Bene demaniale, è stato adottato un provvedimento o un decreto del Ministero che legittima ad occupare la proprietà privata? Se così dovesse essere, come è possibile avviare interventi (dopo quasi quindici anni ora urgenti) con soldi pubblici su una proprietà privata, smentendo quanto autorevoli esponenti delle istituzioni statali e regionali hanno sempre sostenuto (l'impossibilità di dedicare risorse pubbliche ad un bene di proprietà privata)? Non è più opportuno, doveroso, definire, prima e rapidamente, la procedura di esproprio? L'amministrazione comunale, in merito alla procedura espropriativa, quali iniziative di sollecitazione ha posto in essere dando seguito agli impegni assunti in più occasioni, anche in consiglio comunale? E ancora: se la paleosuperficie non è un Bene demaniale e quindi siamo al cospetto di una proprietà vincolata ma ancora privata, com'è possibile che nessuno in questi anni abbia provveduto – come pure in più occasioni ipotizzato (ad esempio, anche durante una discussione in consiglio di qualche mese fa) – ad ordinare al proprietario "gli interventi necessari per assicurare la conservazione" del Bene ai sensi degli artt. 32-34 del Codice dei beni culturali e del paesaggio?".
E ancora, sulla questione, si esprime anche il consigliere regionale Giacinto Forte: "Apprendo dal giornale on line "Altamuralife", che ci sarebbero importanti novità in relazione alla complicata vicenda della Cava dei Dinosauri". Il riferimento è alle dichiarazioni del sovrintendente La Rocca di fronte alla notizia diffusa su un presunto diritto ad occupare la Cava per due anni da parte della Sovrintendenza.
"Questa querelle, continua Forte - riapre una ferita che stenta a rimarginarsi. È necessario che l'iter della procedura d'esproprio avviato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, abbia una rapida conclusione, dopo la stima effettuata, scongiurando un pericoloso contenzioso con la proprietà. Nel mentre non si predispone ancora un progetto per la tutela e il recupero della paleosuperficie. […] Sarebbe opportuno che enti territoriali, Parco dell'Alta Murgia ed altre realtà che ne abbiano interesse, reperissero i fondi per il pagamento del indennizzo spettante alla proprietà della Cava".